Light & Building 2012
TRADIZIONE VERSUS SOLID STATE LIGHTING?
■ Alberto Pasetti (pubblicato su LUCE n°3/2012)
“Light+Building è la più grande fiera
mondiale dedicata all’efficienza energetica. Con una percentuale del 40% gli
edifici sono i più grandi consumatori di energia, altrettanto importante è il
loro ruolo nelle smart grid, vale a dire, per la fornitura decentrata di
energia. Questo eccellente risultato dimostra quanto forte sia la domanda
mondiale di sistemi d’illuminazione e soluzioni tecnologiche per l’edilizia che
salvaguardino le risorse – e che Light+Building costituisce l’appuntamento
numero uno per industria e decision maker.
In molti colloqui durante i giorni della fiera abbiamo
avuto la conferma, di riflesso, che ancora una volta la manifestazione ha
superato l’elevate aspettative del settore”, dichiara Wolfgang Marzin,
presidente del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt.”
L’estratto
del comunicato stampa fornito dall’organizzazione fieristica di Francoforte
pone al centro degli interessi di quest’edizione 2012 il tema dell’energia e
pertanto lo sforzo comune, in continua evoluzione, di un settore molto
promettente e decisamente orientato alla crescita nonostante la difficile
congiuntura economica di livello internazionale. Infatti, come il nome lo evoca
“Light” and “Building” ha riportato
un interesse del pubblico di pari importanza tra il settore dell’illuminazione
e quello dell’edilizia, nelle statistiche fornite dall’Ente fiera, rafforzando
la convinzione che le tecniche e le nuove modalità di costruzione sono strettamente
legate da una strategia comune di risparmio e di ottimizzazione delle risorse
anche per quanto riguarda l’illuminazione. Progettare la luce e progettare la
casa, in senso lato, appartiene ad una visione comune orientata verso i
benefici che l’innovazione tecnologica offre oggi, ma soprattutto lascia
trasparire il filone di ricerca e sviluppo che attrae l’interesse di un nuovo
mercato più consapevole e più esigente rispetto ai decenni passati. Pertanto,
va riconosciuta la forza, di un settore dell’industria, che a differenza di
altri ambiti produttivi legati ai grandi numeri del consumo, non solo riesce a
crescere ma soprattutto trova una sua ragione di sviluppo in una straordinaria
convergenza di obiettivi. Da una parte si confermano le politiche di risparmio
energetico, dall’altra si materializzano le plusvalenze funzionali offerte
dalle tecnologie dell’era elettronica, rendendo possibile la scoperta di nuovi
scenari di utilizzo e di sfruttamento dell’energia luminosa. Nell’ampia
panoramica costituita dalle aziende orientate al prodotto architetturale e al
prodotto decorativo di nuova concezione pervade il senso di una ricerca verso
forme nuove che esulano dal semplice exploit
virtuoso delle geometrie, ma spesso si conciliano con i nuovi concepts dello
spazio stesso, a testimoniare che la riflessione in corso può lambire la
dimensione più ampia del progetto in architettura e in alcuni casi fondersi in
essa, materializzando gli intuiti che fino ad oggi non avevano ancora trovato
gli sbocchi desiderati. Diversamente, le aziende che appartengono al mondo
lighting con finalità complementari, quali la fornitura di componenti o
semi-componenti affini, si specializzano sempre di più e vantano le competenze
in ambiti in cui è sovrana l’impiantistica elettrica ed elettronica, orientata
all’automazione digitalizzata e alla robotizzazione sempre più presenti nella
nostra vita quotidiana. Aspetti questi, nel settore dell’illuminazione, che non
possono prescindere da alcune domande fondamentali, emerse durante le giornate
trascorse alla fiera di Francoforte:
Come è cambiato lo scenario internazionale relativo al mondo della luce?
Come si colloca il settore di illuminazione all’interno del delicato periodo
economico che coinvolge i mercati mondiali? Perché la fiera Light &Building
ha avuto un tale successo di presenze?
Le risposte sono in parte ovvie, in parte più complesse e
articolate se vengono contemplate all’interno di un ragionamento che esula
dalla sfera razionale delle scelte tradizionali di mercato. Se il pensiero si
estende alla comprensione di una fenomenologia che non contempla unicamente il
valore apparente del prodotto, ma si propaga verso i meccanismi più complessi della
comunicazione legati ai valori dell’ integrazione architettonica, delle
simbiosi ambientali, delle organizzazioni interconnesse dei segni e di
collegamenti funzionali, allora accade che alcuni prodotti appartengano a veri
e propri nuovi territori del progetto di illuminazione. In un certo senso è
come se il settore dell’illuminazione si fosse improvvisamente trasformato in
un qualcos’altro, un mondo in cui la luce pur rimanendo in una posizione
centrale assume una varietà di connotazioni che non gli sono proprie sia per
tradizioni che per origini. L’elettronica ha portato una vera rivoluzione non
solo nel modo di concepire i prodotti ma soprattutto nel modo di fruirne,
aprendo nuovi scenari all’uso puntuale o quello più sistemico in ogni ambiente
di intrattenimento, di lavoro e di riposo delle generazioni presenti e future.
Certo, l’assunzione di questa trasformazione non può prescindere dalla
consapevolezza che in parallelo si sta concretizzando il progressivo
smantellamento delle storiche sorgenti ad incandescenza e pertanto un processo
inesorabile, irreversibile, che per molti comporta la perdita di alcuni valori
imprescindibili della scena luminosa. Tuttavia, sembra che le potenzialità anticipate
in questi recentissimi anni, culminate nella fiera tedesca di quest’anno,
stiano prefigurando spazi molto ampi di manovra progettuale e di conseguenza di
apertura a prospettive di impiego e fruizione più suggestive del previsto. Sarà
merito della raffinata potenzialità dell’ingegnerizzazione, dell’integrazione
con l’architettura richiesta dai progettisti, della ricerca formale e materica
dei designers…ma di fatto gli strumenti utilizzati per organizzare e gestire la
luce artificiale delle nostre case e delle nostre città stanno cambiando.
Cercando di comprendere a quali livelli si stia verificando
la trasformazione in atto, possono essere impiegate alcune classificazioni, pur
nella piena consapevolezza di non esaurire l’ampia panoramica esistente, per
distinguere archetipi simbolo di prodotti e rispettive tecnologie di appartenenza.
Questa modalità descrittiva è meno consona all’idea di un racconto o di un percorso,
all’interno dei principali padiglioni dedicati alle aziende innovatrici. Si
tratta piuttosto di un estratto di lettura, come avviene nello scorrere analiticamente
un quotidiano, pratica che non permette di approfondire tutti gli articoli ma tende
ad inquadrare gli avvenimenti di rilievo, aiutando a costruire un’idea generale
dello stato presente. Infatti, nella “notizia” in cui è diffusa la
consapevolezza di un impiego massiccio di LED e OLED, è legittimo chiedersi quali
produttori impieghino i LED con finalità di semplice relamping o quali (e quanti) altri pongano con priorità la tematica
di una ricerca progettuale di nuovi concepts, sfruttando l’innovazione?
2.Synapse, Francisco Gomez Paz, LUCEPLAN s.p.a pad. 3.0 A91.JPG
Effetti tra
innovazione e tradizione
Nel vastissimo panorama di produttori si possono distinguere
coloro che si sono orientati allo sviluppo delle idee, delle forme e dei
materiali a differenza di altri, concentrati nell’assolvere il primo “compito”
della direttiva europea sul risparmio energetico. In altri casi si possono
rilevare dei compromessi interessanti come l’apparecchio Dice Wall della
Prolicht in grado di ospitare alternativamente sorgenti artificiali a scarica o
a LED, prescindendo dalla pura finalità tecnologica per rivelare una
caratteristica intrinseca della proiezione geometrica della luce. In questo
caso, l’eloquente paradigma capace di cristallizzare la forma attraverso la sua
auto rappresentazione, apparentemente tridimensionale, prende origine dal
semplicissimo gioco di messa in opera sul piano bidimensionale. Altrettanto
semplice nel risultato visivo, ma più complesso dal punto di vista concettuale,
risulta Synapse, prodotto dalla Luce Plan e disegnato da Francisco Gomez Paz.
L’idea che un modulo singolo, aggregabile e componibile, possa comporre reti di
luce all’interno dello spazio tridimensionale o arricchire e movimentare piani
orizzontali e verticali, entra nello spirito della modulazione plastica delle
forme contenenti piccole sorgenti a LED. Analogamente al progetto precedente il
principio di scelta della sorgente non è determinante per la qualificazione
dell’effetto luminoso percepito ma assume una valenza di sostenibilità che ben
va conformandosi alle richieste del mercato. Tuttavia, è possibile tracciare un
filo conduttore con tutti i nuovi percorsi progettuali in cui la fonte
luminosa, in particolare a LED, non è esposta direttamente all’occhio. Questa
tendenza, più sostenuta rispetto al passato, pone il quesito su quali materiali
diffusori o riflettenti scegliere per
fonti puntiformi o diffusa ad elevata luminanza?
3.TRACE, incasso a strip LED, Norlight, pad 3.0 B41.JPG
Alcuni tra questi constano di materiali sintetici e
compositi definiti da svariate proprietà trasmittenti. In altri casi si possono
distinguere numerosi esempi di modellazione vera e propria delle superfici
murarie attraverso interventi sottrattivi a favore di nicchie, tagli, aperture
curvilinee in grado di posizionare l’origine della luce remota, in una completa
integrazione architettonica. Anche in questa famiglia di soluzioni e di
prodotti l’aspetto tecnologico non è preponderante ma di sicuro aiuta molto
sotto il profilo della funzionalità e della manutenzione. Agli esempi delle
fenditure di Flos e Viabizzuno, di qualche anno fa, sembrano avere fatto eco
numerosissime realtà produttrici del settore, rispondendo con ogni probabilità
alle richieste man mano più pressanti degli interior designers e degli
architetti in genere. Tuttavia, come non ricordare le anticipazioni
spazio-percettive di Turrell in architetture di tagli e di proiezioni
chirurgiche cromatiche, realizzate per il pieno godimento percettivo? Un
estratto simbolico, appunto, è percepibile in TRACE della Norlight nel suo
gioco di avvicendamento verticale di linee parallele, disuguali tra loro, che
riempiono il campo retinico in un’alternanza di gioco a tutta parete. In questo
caso la luce diventa protagonista dello spazio, pur mantenendo una completa
discrezione sull’origine dei componenti funzionali che rimangono celati in
doppie pareti o in appositi cavedi. Non dissimile da questo principio
progettuale, ma diversamente orientato alla scenografia dello stand espositivo,
si colloca l’esempio di una azienda quale Martini, attenta alla configurazione
dei giochi tridimensionali di piani verticali e soffitti per costruire la scena
luminosa.
4. Luminanze cromatiche e articolazioni plastico-figurative per allestimento pareti, Martini S.p.a. pad. 3.1 E71.JPG
L’articolazione architettonica, mescolata alla regia luminosa
dinamica, costituisce una delle nuove forme espressive del settore dell’illuminazione impiegando una
selezione di cromatismi con massima saturazione ad evocare le ampie possibilità
di linguaggio delle tecnologie DALI o DMX. In questo caso l’osservatore è
pienamente immerso in un’atmosfera in cui il colore stesso assume il
significato di una suggestione che si materializza attraverso la percezione
visiva. Il riferimento inconscio rimane sempre e comunque legato all’idea che
la luce naturale possa trasparire dalle fenditure dell’apparato architettonico
dall’esterno verso l’interno. In un certo senso è come se la luce del sole, in
circostanze estreme di angolazione, riuscisse a permeare dalle pareti e dai
tagli per insinuarsi nell’articolazione dello spazio interno modulandolo nel
tempo. La stessa modulabilità di tonalità di bianco (tunable white) presentata
in fiera dai leader dell’illuminazione architetturale, utilizzata
prevalentemente per la qualificazione cromatica puntuale delle superfici di
particolare interesse (nel campo artistico o merceologico), trae origini dalla
variabilità in natura della temperatura di colore della volta celeste e del
sole. Trattasi, per cosi dire, di una tra le tante emulazioni creata nella
sfera dell’innovazione artificiale, volta ad inseguire, non senza qualche
difficoltà, la straordinaria ricchezza e perfezione delle infinite sfumature
presenti ogni giorno nell’ambiente naturale.
11. Prototipo a LED, Ribag Licht AG. pad. 3.1 C61
12. OLED Orbeos, Osram AG, studio BFM di Monaco, pad. 2.0 B50
8. Aurista, TRILUX GmbH & Co. KG, pad. 3.0 D11
7. LED 16 e 64 PXL Board, Traxon Technologies Europe Gmbh, pad. 2.0 B10
Dalla luce al visual
lighting
Di tutt’altro genere emergono le caratteristiche che contraddistinguono
le forme di illuminazione legate alla sperimentazione tecnica dei LED in un
settore di confine con la comunicazione multimediale. Apparecchi costituiti da
matrici elementari capaci di formare superfici con basse o medie risoluzioni
(in fase di crescita nel settore lighting) nei colori bianco e RGB. Si tratta
di pannelli modulari assemblabili a LED che possono accogliere svariate
tipologie di materiali diffusori o addirittura di lastre di vetro trasparenti,
accoppiate, in cui sono inseriti piccolissimi diodi con traccia di
alimentazione invisibile. Infatti, il principio che accomuna le diversa realtà
produttrici nel settore si focalizza sull’idea bidimensionale della superficie
emittente con risoluzione più o meno elevata, in grado di trasmettere luce
sottoforma di segni, silhouettes, animazioni in un’ampia gamma cromatica. Le
principali differenziazioni sono da attribuirsi, invece, alle dimensioni dei
moduli unitari e ai materiali diffusori che determinano effetti ottici in
funzione del grado di opalescenza, satinatura o di trama in caso di tessuti. Non
è possibile confondere o mescolare un video-wall per la comunicazione con un
LED wall indirizzato al settore lighting perché il suo principio fondamentale
risiede nell’utilizzare le luminanze di superfici approssimative, non definite.
Diversamente un’immagine di cui si voglia approfondire il significato richiede
una risoluzione più elevata per una maggiore acuità visiva. I Pixel board della
Traxon o i Lighting BV in tessuto Kvadrat della Philips, con basse e medie
risoluzioni appunto, sono esemplificativi delle loro potenzialità espressive e
delle variegate modalità di assemblaggio e di installazione, offerte ai tecnici
del settore. Trattandosi, come anticipato precedentemente, di una tecnologia
ibrida a cavallo tra due settori di riferimento (lighting e multimedialità) non
è sorprendente che questa tipologia di prodotto innovativa non abbia ancora
trovato una sua precisa collocazione nella progettualità di ambienti a valenza
prevalentemente domestica e tradizionale, ad eccezione dei moduli rivestiti in tessuto.
Solid state lighting,
un nuovo concept
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