domenica 17 marzo 2013


Light & Building  2012

TRADIZIONE VERSUS SOLID STATE LIGHTING?

Alberto Pasetti (pubblicato su LUCE n°3/2012)

Light+Building è la più grande fiera mondiale dedicata all’efficienza energetica. Con una percentuale del 40% gli edifici sono i più grandi consumatori di energia, altrettanto importante è il loro ruolo nelle smart grid, vale a dire, per la fornitura decentrata di energia. Questo eccellente risultato dimostra quanto forte sia la domanda mondiale di sistemi d’illuminazione e soluzioni tecnologiche per l’edilizia che salvaguardino le risorse – e che Light+Building costituisce l’appuntamento numero uno per industria e decision maker.
In molti colloqui durante i giorni della fiera abbiamo avuto la conferma, di riflesso, che ancora una volta la manifestazione ha superato l’elevate aspettative del settore”, dichiara Wolfgang Marzin, presidente del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt.”



L’estratto del comunicato stampa fornito dall’organizzazione fieristica di Francoforte pone al centro degli interessi di quest’edizione 2012 il tema dell’energia e pertanto lo sforzo comune, in continua evoluzione, di un settore molto promettente e decisamente orientato alla crescita nonostante la difficile congiuntura economica di livello internazionale. Infatti, come il nome lo evoca “Light” and “Building” ha riportato un interesse del pubblico di pari importanza tra il settore dell’illuminazione e quello dell’edilizia, nelle statistiche fornite dall’Ente fiera, rafforzando la convinzione che le tecniche e le nuove modalità di costruzione sono strettamente legate da una strategia comune di risparmio e di ottimizzazione delle risorse anche per quanto riguarda l’illuminazione. Progettare la luce e progettare la casa, in senso lato, appartiene ad una visione comune orientata verso i benefici che l’innovazione tecnologica offre oggi, ma soprattutto lascia trasparire il filone di ricerca e sviluppo che attrae l’interesse di un nuovo mercato più consapevole e più esigente rispetto ai decenni passati. Pertanto, va riconosciuta la forza, di un settore dell’industria, che a differenza di altri ambiti produttivi legati ai grandi numeri del consumo, non solo riesce a crescere ma soprattutto trova una sua ragione di sviluppo in una straordinaria convergenza di obiettivi. Da una parte si confermano le politiche di risparmio energetico, dall’altra si materializzano le plusvalenze funzionali offerte dalle tecnologie dell’era elettronica, rendendo possibile la scoperta di nuovi scenari di utilizzo e di sfruttamento dell’energia luminosa. Nell’ampia panoramica costituita dalle aziende orientate al prodotto architetturale e al prodotto decorativo di nuova concezione pervade il senso di una ricerca verso forme nuove che esulano dal semplice exploit virtuoso delle geometrie, ma spesso si conciliano con i nuovi concepts dello spazio stesso, a testimoniare che la riflessione in corso può lambire la dimensione più ampia del progetto in architettura e in alcuni casi fondersi in essa, materializzando gli intuiti che fino ad oggi non avevano ancora trovato gli sbocchi desiderati. Diversamente, le aziende che appartengono al mondo lighting con finalità complementari, quali la fornitura di componenti o semi-componenti affini, si specializzano sempre di più e vantano le competenze in ambiti in cui è sovrana l’impiantistica elettrica ed elettronica, orientata all’automazione digitalizzata e alla robotizzazione sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Aspetti questi, nel settore dell’illuminazione, che non possono prescindere da alcune domande fondamentali, emerse durante le giornate trascorse alla fiera di Francoforte:

Come è cambiato lo scenario internazionale relativo al mondo della luce? Come si colloca il settore di illuminazione all’interno del delicato periodo economico che coinvolge i mercati mondiali? Perché la fiera Light&Building ha avuto un tale successo di presenze?

Le risposte sono in parte ovvie, in parte più complesse e articolate se vengono contemplate all’interno di un ragionamento che esula dalla sfera razionale delle scelte tradizionali di mercato. Se il pensiero si estende alla comprensione di una fenomenologia che non contempla unicamente il valore apparente del prodotto, ma si propaga verso i meccanismi più complessi della comunicazione legati ai valori dell’ integrazione architettonica, delle simbiosi ambientali, delle organizzazioni interconnesse dei segni e di collegamenti funzionali, allora accade che alcuni prodotti appartengano a veri e propri nuovi territori del progetto di illuminazione. In un certo senso è come se il settore dell’illuminazione si fosse improvvisamente trasformato in un qualcos’altro, un mondo in cui la luce pur rimanendo in una posizione centrale assume una varietà di connotazioni che non gli sono proprie sia per tradizioni che per origini. L’elettronica ha portato una vera rivoluzione non solo nel modo di concepire i prodotti ma soprattutto nel modo di fruirne, aprendo nuovi scenari all’uso puntuale o quello più sistemico in ogni ambiente di intrattenimento, di lavoro e di riposo delle generazioni presenti e future. Certo, l’assunzione di questa trasformazione non può prescindere dalla consapevolezza che in parallelo si sta concretizzando il progressivo smantellamento delle storiche sorgenti ad incandescenza e pertanto un processo inesorabile, irreversibile, che per molti comporta la perdita di alcuni valori imprescindibili della scena luminosa. Tuttavia, sembra che le potenzialità anticipate in questi recentissimi anni, culminate nella fiera tedesca di quest’anno, stiano prefigurando spazi molto ampi di manovra progettuale e di conseguenza di apertura a prospettive di impiego e fruizione più suggestive del previsto. Sarà merito della raffinata potenzialità dell’ingegnerizzazione, dell’integrazione con l’architettura richiesta dai progettisti, della ricerca formale e materica dei designers…ma di fatto gli strumenti utilizzati per organizzare e gestire la luce artificiale delle nostre case e delle nostre città stanno cambiando.
 1.Dice Wall, Prolicht GmbH, pad. 3.1 A41.JPG

Cercando di comprendere a quali livelli si stia verificando la trasformazione in atto, possono essere impiegate alcune classificazioni, pur nella piena consapevolezza di non esaurire l’ampia panoramica esistente, per distinguere archetipi simbolo di prodotti e rispettive tecnologie di appartenenza. Questa modalità descrittiva è meno consona all’idea di un racconto o di un percorso, all’interno dei principali padiglioni dedicati alle aziende innovatrici. Si tratta piuttosto di un estratto di lettura, come avviene nello scorrere analiticamente un quotidiano, pratica che non permette di approfondire tutti gli articoli ma tende ad inquadrare gli avvenimenti di rilievo, aiutando a costruire un’idea generale dello stato presente. Infatti, nella “notizia” in cui è diffusa la consapevolezza di un impiego massiccio di LED e OLED, è legittimo chiedersi quali produttori impieghino i LED con finalità di semplice relamping o quali (e quanti) altri pongano con priorità la tematica di una ricerca progettuale di nuovi concepts, sfruttando l’innovazione?
2.Synapse, Francisco Gomez Paz, LUCEPLAN s.p.a pad. 3.0 A91.JPG

Effetti tra innovazione e tradizione

Nel vastissimo panorama di produttori si possono distinguere coloro che si sono orientati allo sviluppo delle idee, delle forme e dei materiali a differenza di altri, concentrati nell’assolvere il primo “compito” della direttiva europea sul risparmio energetico. In altri casi si possono rilevare dei compromessi interessanti come l’apparecchio Dice Wall della Prolicht in grado di ospitare alternativamente sorgenti artificiali a scarica o a LED, prescindendo dalla pura finalità tecnologica per rivelare una caratteristica intrinseca della proiezione geometrica della luce. In questo caso, l’eloquente paradigma capace di cristallizzare la forma attraverso la sua auto rappresentazione, apparentemente tridimensionale, prende origine dal semplicissimo gioco di messa in opera sul piano bidimensionale. Altrettanto semplice nel risultato visivo, ma più complesso dal punto di vista concettuale, risulta Synapse, prodotto dalla Luce Plan e disegnato da Francisco Gomez Paz. L’idea che un modulo singolo, aggregabile e componibile, possa comporre reti di luce all’interno dello spazio tridimensionale o arricchire e movimentare piani orizzontali e verticali, entra nello spirito della modulazione plastica delle forme contenenti piccole sorgenti a LED. Analogamente al progetto precedente il principio di scelta della sorgente non è determinante per la qualificazione dell’effetto luminoso percepito ma assume una valenza di sostenibilità che ben va conformandosi alle richieste del mercato. Tuttavia, è possibile tracciare un filo conduttore con tutti i nuovi percorsi progettuali in cui la fonte luminosa, in particolare a LED, non è esposta direttamente all’occhio. Questa tendenza, più sostenuta rispetto al passato, pone il quesito su quali materiali diffusori o riflettenti scegliere per  fonti puntiformi o diffusa ad elevata luminanza?

3.TRACE, incasso a strip LED, Norlight, pad 3.0 B41.JPG

Alcuni tra questi constano di materiali sintetici e compositi definiti da svariate proprietà trasmittenti. In altri casi si possono distinguere numerosi esempi di modellazione vera e propria delle superfici murarie attraverso interventi sottrattivi a favore di nicchie, tagli, aperture curvilinee in grado di posizionare l’origine della luce remota, in una completa integrazione architettonica. Anche in questa famiglia di soluzioni e di prodotti l’aspetto tecnologico non è preponderante ma di sicuro aiuta molto sotto il profilo della funzionalità e della manutenzione. Agli esempi delle fenditure di Flos e Viabizzuno, di qualche anno fa, sembrano avere fatto eco numerosissime realtà produttrici del settore, rispondendo con ogni probabilità alle richieste man mano più pressanti degli interior designers e degli architetti in genere. Tuttavia, come non ricordare le anticipazioni spazio-percettive di Turrell in architetture di tagli e di proiezioni chirurgiche cromatiche, realizzate per il pieno godimento percettivo? Un estratto simbolico, appunto, è percepibile in TRACE della Norlight nel suo gioco di avvicendamento verticale di linee parallele, disuguali tra loro, che riempiono il campo retinico in un’alternanza di gioco a tutta parete. In questo caso la luce diventa protagonista dello spazio, pur mantenendo una completa discrezione sull’origine dei componenti funzionali che rimangono celati in doppie pareti o in appositi cavedi. Non dissimile da questo principio progettuale, ma diversamente orientato alla scenografia dello stand espositivo, si colloca l’esempio di una azienda quale Martini, attenta alla configurazione dei giochi tridimensionali di piani verticali e soffitti per costruire la scena luminosa. 

4. Luminanze cromatiche e articolazioni plastico-figurative per allestimento pareti, Martini S.p.a. pad. 3.1 E71.JPG

L’articolazione architettonica, mescolata alla regia luminosa dinamica, costituisce una delle nuove forme espressive  del settore dell’illuminazione impiegando una selezione di cromatismi con massima saturazione ad evocare le ampie possibilità di linguaggio delle tecnologie DALI o DMX. In questo caso l’osservatore è pienamente immerso in un’atmosfera in cui il colore stesso assume il significato di una suggestione che si materializza attraverso la percezione visiva. Il riferimento inconscio rimane sempre e comunque legato all’idea che la luce naturale possa trasparire dalle fenditure dell’apparato architettonico dall’esterno verso l’interno. In un certo senso è come se la luce del sole, in circostanze estreme di angolazione, riuscisse a permeare dalle pareti e dai tagli per insinuarsi nell’articolazione dello spazio interno modulandolo nel tempo. La stessa modulabilità di tonalità di bianco (tunable white) presentata in fiera dai leader dell’illuminazione architetturale, utilizzata prevalentemente per la qualificazione cromatica puntuale delle superfici di particolare interesse (nel campo artistico o merceologico), trae origini dalla variabilità in natura della temperatura di colore della volta celeste e del sole. Trattasi, per cosi dire, di una tra le tante emulazioni creata nella sfera dell’innovazione artificiale, volta ad inseguire, non senza qualche difficoltà, la straordinaria ricchezza e perfezione delle infinite sfumature presenti ogni giorno nell’ambiente naturale.



 5.Vivo Tunable Food (2700-6500 K), proiettore, Zumtobel Lighting GmbH, pad 2.0 B30-B31


6.Installazione tipo per retail, Philips GmbH, pad. 5.1 B70


 10. Nebula, Ross Lovegrove, Artemide S.p.A, pad. 3.1 E51


 11. Prototipo a LED, Ribag Licht AG. pad. 3.1 C61

 12. OLED Orbeos, Osram AG, studio BFM di Monaco, pad. 2.0 B50


 8. Aurista, TRILUX GmbH & Co. KG, pad. 3.0 D11


 7. LED 16 e 64 PXL Board, Traxon Technologies Europe Gmbh, pad. 2.0 B10

9. Lun up, iGuzzini illuminazione S.p.A. pad. 3.1 E31


Dalla luce al visual lighting

Di tutt’altro genere emergono le caratteristiche che contraddistinguono le forme di illuminazione legate alla sperimentazione tecnica dei LED in un settore di confine con la comunicazione multimediale. Apparecchi costituiti da matrici elementari capaci di formare superfici con basse o medie risoluzioni (in fase di crescita nel settore lighting) nei colori bianco e RGB. Si tratta di pannelli modulari assemblabili a LED che possono accogliere svariate tipologie di materiali diffusori o addirittura di lastre di vetro trasparenti, accoppiate, in cui sono inseriti piccolissimi diodi con traccia di alimentazione invisibile. Infatti, il principio che accomuna le diversa realtà produttrici nel settore si focalizza sull’idea bidimensionale della superficie emittente con risoluzione più o meno elevata, in grado di trasmettere luce sottoforma di segni, silhouettes, animazioni in un’ampia gamma cromatica. Le principali differenziazioni sono da attribuirsi, invece, alle dimensioni dei moduli unitari e ai materiali diffusori che determinano effetti ottici in funzione del grado di opalescenza, satinatura o di trama in caso di tessuti. Non è possibile confondere o mescolare un video-wall per la comunicazione con un LED wall indirizzato al settore lighting perché il suo principio fondamentale risiede nell’utilizzare le luminanze di superfici approssimative, non definite. Diversamente un’immagine di cui si voglia approfondire il significato richiede una risoluzione più elevata per una maggiore acuità visiva. I Pixel board della Traxon o i Lighting BV in tessuto Kvadrat della Philips, con basse e medie risoluzioni appunto, sono esemplificativi delle loro potenzialità espressive e delle variegate modalità di assemblaggio e di installazione, offerte ai tecnici del settore. Trattandosi, come anticipato precedentemente, di una tecnologia ibrida a cavallo tra due settori di riferimento (lighting e multimedialità) non è sorprendente che questa tipologia di prodotto innovativa non abbia ancora trovato una sua precisa collocazione nella progettualità di ambienti a valenza prevalentemente domestica e tradizionale, ad eccezione dei moduli rivestiti in tessuto.

Solid state lighting, un nuovo concept

Infine, le tecnologie di elevata innovazione, in ambito lighting, trovano la loro applicazione nelle famiglie di prodotto sperimentali legate ai LED e quelle costituite dagli OLED. Nel primo gruppo si collocano progetti quali Aurista di Trilux in cui è presente la dimensione del rapporto tra forma, tecnologia e finalità applicativa. Infatti, una delle principali tematiche negli apparecchi ad incasso da soffitto riguarda il livello di abbagliamento che in questo caso è risolto attraverso l’effetto piramidale dell’ottica rovesciata, a favore del comfort luminoso. La forma stessa del prodotto è lasciata libera al progettista consentendo una configurazione di tipo a rete collegata tra i vari punti luminosi del sistema. Percorsi di luce si articolano per sottolineare l’interdipendenza dell’organismo luminoso tra le sue parti disegnando a soffitto o a parete composizioni geometriche libere. In Lun up di iGuzzini, la liberta compositiva si limita all’uso di una figura a quarto di cerchio in grado di articolarsi iterandosi in piani orizzontali o verticali, componendo percorsi visivi quali guide di luce in piazze e giardini. All’estremo opposto del principio di componibilità si pongono progetti quali Nebula di Artemide in cui il binomio di tecnologia a LED e di impronta plastica scultorea, trova la sua più pertinente combinazione d’effetto percettivo grazie alla miniaturizzazione. Nel concept di Ross Lovegrove è presente la consapevolezza che la rappresentazione di un bassorilievo dalla composizione misto fluida e organica può sussistere solo attraverso un effetto di pura radenza. In questo caso l’impiego di sorgenti a LED occultate alla vista, il cui flusso viene diretto e controllato verso il baricentro dell’opera, rappresenta una tra le significative opportunità che tale tecnologia può offrire nella nuova progettazione di oggetti luminosi. Non meno sperimentale l’apparecchio a sospensione di Ribag, derivato dal modulo “Spinaled”in cui gli steli strutturali coincidono con gli elementi diffusori stessi. Tale prototipo, con forma a diamante, possiede un sistema di controllo e regia in DMX capace di produrre l’effetto di illuminazione statica convenzionale o di pulsare con fluttuazioni luminose quasi a ricordare gli effetti intermittenti bioluminescenti di alcune creature marine. Trattandosi, quest’ultima, di una configurazione dotata di elevata pregnanza scultorea sembra giusto concludere citando due progetti OLED, fuori scala, a cura di Osram e Philips. Il primo con moduli Orbeos per la realizzazione di un’enorme sfera con alternanza ritmica di 1000 dischi disposti sfericamente che pulsano dinamicamente in un gioco virtuoso di apparenti sincronie. Nel secondo, una composizione a soffitto costituita da 867 piccoli moduli triangolari composti geometricamente in grandi figure triangolari caratterizzate dalla doppia valenza della superficie: alternativamente un OLED blu in trasformazione verso la luce bianca o verso una superficie specchiante, seguendo un ritmo e un’intensità programmati accompagnati da un armonioso movimento di sospensione fluttuante nello spazio. Il significato spettacolare di queste macchine luminose scultoree lascia ben presagire che anche nell’ambito OLED i protagonisti della ricerca e dello sviluppo anticipino l’imminenza di nuovi ambiti di utilizzo e soprattutto l’impulso di nuove spinte progettuali, giovani e stimolanti.  

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